Nel campo del melodramma, Donizetti è un artista fra i maggiori. Non è un post-rossiniano, non è un conservatore, non è un “italiano” dopo e fra
tanti, non è uno spensierato affastellatore di decine e decine di opere, non è un disinvolto disegnatore di cento e cento belle melodie da dissipare in una, due, tre, quattro opere all’anno.
O meglio, non è solo questo.
Senza problematiche, senza polemiche, il libro ripercorre l’itinerario compositivo del maestro e registra la vittoriosa affermazione di un autentico Romanticismo musicale italiano,
anzi di un primo Romanticismo musicale europeo che, parzialmente condiviso con Bellini (e Meyerbeer), se dista moltissimo dal Classicismo di Rossini parecchio dista anche dal secondo Romanticismo di Verdi.
Ma i 70 melodrammi denunciati dal titolo, corrispondenti ad un universo sonoro che si va riscoprendo ogni giorno ben al di là dei quattro o cinque capolavori dell’usuale repertorio,
abbisognano di una analisi minuta ed
approfondita per rivelare i loro reali valori e la portata di un “caso” musicale fra i più affascinanti.

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