Codice: MLR513 |
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Il Pianista del Duemila Volume I Cesare Poggi
Prefazione Molti sono i libri scritti sull’apprendimento del linguaggio del jazz, soprattutto quelli tendenti a spiegare la tecnica dell’improvvisazione, elemento considerato importantissimo. Senza nulla togliere ai lavori degli altri autori, desidero spiegare le ragioni che mi hanno spinto a scrivere un altro metodo.
In primo luogo l’allievo dovrà acquistare una tecnica pianistica sin dall’inizio a formare un pianista di jazz e non di musica classica. Ritengo che per suonare un buon jazz sia necessaria una buona tecnica, solo così il musicista potrà esprimere al meglio la sua musicalità. Gli esempi di jazzisti come T. Monk (privi cioè di una grande tecnica pianistica) non fanno testo, in quanto si tratta di geni che sono al di fuori della norma. Comunque, se Monk avesse anche avuto una grande tecnica pianistica non sarebbe stato un fattore negativo per lui, ma, anzi, avrebbe contribuito a renderlo ancor più grande.
Il metodo cercherà di mettere lo studente in grado di interpretare e suonare correttamente, per mezzo della lettura e della scrittura, le opere dei grandi pianisti della storia del jazz, dal Ragtime di S. Joplin al pianismo moderno dello Swing e del Bebop. L’allievo è invitato ad ascoltare molta musica dai dischi e dal vivo. È vero che nessun sistema di notazione è in sé perfetto, e cioè interpretabile in modo assolutamente univoco, ma è grazie a questo che la musica, nella sua concreta molteplicità delle esecuzioni, acquista nuova vita e sarà sempre attuale nel corso dei secoli.
In seguito, coloro che dimostreranno maggior talento creativo, potranno essere in grado di dedicarsi all’improvvisazione, all’elaborazione, alla composizione e infine alla creazione di uno stile personale. L’allievo che seguirà questo metodo dovrà già avere appreso la lettura delle note nelle due chiavi di violino e basso e gli elementi fondamentali della teoria musicale. L’educazione dell’orecchio sarà importantissima: sono previsti infatti esercizi progressivi di “ear training”.
Se un buon musicista deve avere un buon orecchio, un buon jazzista deve averne ancora di più; ma attenzione: non si disperino in anticipo coloro che credono di non possedere questa dote, perché con l’esercitazione potranno, con il tempo, ottenere un grande miglioramento che sarà sufficiente per diventare un buon jazzista. Oltre a questo l’allievo dovrà lavorare moltissimo sul fronte del ritmo che è un elemento fondamentale nell’ interpretazione jazzistica.
La forza di volontà è l’arma più potente che può far vincere qualsiasi battaglia. Al lavoro, dunque, e buona fortuna a tutti. L'Autore
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Prezzo: € 18,80
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