Musiche della Corea
AA.VV.
A cura di Wolfgang Burde
Collana:Popoli & Musiche diretta da Enzo Restagno
Edizioni Ricordi

La tradizione musicale coreana, estremamente ricca e ramificata, non rispecchia soltanto la struttura sociale gerarchizzata della nazione, ma riflette anche i legami spirituali profondi con la cultura cinese: la sua dinamicità religiosa e filosofica, la sua cosmogonia.
Durante il periodo di unificazione coreana, sotto il regno di Silla (668-935 d.C.), si formò una spaccatura tra la musica coreana autonoma (hyangak) e quella cinese (tangak). Fonti antiche rimandano a una cultura musicale coreana popolare che si è conservata fino ad oggi. Si tratta della tradizione della musica da ballo, dei canti di lavoro e quella della musica di accompagnamento ai riti sciamanici, ancora in uso. Accanto a quella popolare, sul modello cinese, si è sviluppata nel corso del I secolo d.C. una cultura musicale di corte, dedicata esclusivamente al servizio della vita sociale e religiosa della corte dell'imperatore. Nei tanti banchetti offerti in onore dell'imperatore, o dei suoi ministri o di messaggeri provenienti da altre parti del regno, erano spesso inseriti spettacoli circensi e danzanti, con musica. Più volte nel corso dell'anno gli imperatori facevano offerte agli antenati durante le quali erano eseguite splendide musiche sacrali dedicate al grande riformatore sociale cinese Confucio, che aveva assunto un carattere di divinità. Verso la fine della dinastia Yi, questa cultura musicale si arricchì attraverso le forme dei canti artistici, della musica per solista e dei canti epici accompagnati da ampia gestualità. D'altra parte, dall'arrivo del Buddhismo in Corea, nel IV secolo, a dispetto di occasionali ostilità, campane, tamburi e canti in onore degli "illuminati" hanno sempre continuato a risuonare negli sconfi- nati spazi dei distretti dei templi coreani.
Scopo di questo libro è introdurre il lettore alla ricchezza della tradizione musicale coreana con le sue radici e le sue connessioni culturali, e avvicinare l'ascoltatore occidentale a questo mondo.
(dalla Premessa di Wolfgang Burde)

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