Codice: ER2787 |
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Titolo:25 Studi Op.47 per pianoforte per formare al sentimento del ritmo e dell'espressione Autore:Heller Stephen Revisione di PIERO RATTALINO Materia: Pianoforte Strumenti A Tastiera Pagine:52 Editore:Ricordi
PREFAZIONE: Tra le numerose raccolte di studi didattici di Stephen HELLER le opere 45,46 e 47, composte verso la metà dello scorso secolo, sono rimaste universalmente in uso e rappresentano a parer nostro un momento non solo utile, ma essenziale per l'apprendimento del pianoforte.
La Casa Ricordi aveva in catalogo gli Studi di Heller nella revisione di Guglielmo Andreoli (1862-1932), che al testo originale aveva aggiunto diteggiature, segni di espressione e di fraseggio, respiri, indicazioni per il pedale di risonanza, e che talvolta aveva modificato le indicazioni originali, senza dar mai conto del suo intervento.
Nel complesso la revisione dell'Andreoli appariva tuttavia accettabile, tranne che per il pedale, ma anche inutilmente intesa a fissare sulla carta soluzioni che nella realtà possono essere molteplici, e che appartengono comunque al rapporto testo-interprete(e sia pure, in questo caso, ad un interprete - l'allievo - assistito da un docente). È parso dunque opportuno preparare una nuova edizione, che riproponesse il testo originale, integrato da un minimo di indicazioni semplicemente esplicative di intenzioni dell'Autore. Per l'op.47, non disponendo dell'autografo e non essendo in grado di stabilire quale delle varie edizioni uscite vivente l'Autore sia da considerare definitiva, ci siamo basati sulla prima edizione, pubblicata da Brandus di Parigi, e sulla coeva prima edizione italiana, pubblicata da Francesco Lucca di Milano. Due i seri dubbi testuali. Il primo riguarda lo Studio n.6, che nelle prime edizioni termina con la prima parte, comprendendo quindi la sola p.12 della nostra edizione. Le altre due pagine compaiono in edizioni posteriori, ed a parer nostro sono certamente da ascrivere all'Autore; le ripubblichiamo dunque qui, ma riteniamo del tutto legittima - ad esempio, in occasione di esami - l'esecuzione della sola prima pagina. Il secondo dubbio riguarda lo Studio n.25, che nelle prime edizioni è molto più breve: l'episodio « con fuoco » iniziante a p.50 è leggermente diverso di struttura, è scritto in modo più semplice, ed è seguito da diciannove battute conclusive. Anche in questo caso non abbiamo motivo di dubitare dell'autenticità della versione più ampia, che dovette essere preparata dall'Autore per una successiva edizione, e la ripubblichiamo qui. I ritornelli degli Studi n.18 e n.20 sembrano superflui e sono stati eliminati in più recenti edizioni, ma figurano nelle prime edizioni e sono quindi, presumibilmente, dovuti all'Autore. L'edizione originale è diteggiata con molta cura; noi abbiamo aggiunto in parentesi diteggiature ricavate da passi identici o simili, e solo in rarissimi casi abbiamo suggerito diteggiature alternative. Raccomandiamo comunque di studiare prima la diteggiatura dell'Autore, e di cambiarla solo a ragion veduta.
La sensibilità didattica dell'Autore è infatti evidente da un'infinità di particolari, e si spinge fino alla rinuncia a perseguire fino in fondo una coerenza astrattamente musicale: ad esempio, le battute 4-8 e 19-22 dello Studio n.16 andrebbero a rigore « sistemate » con l'aggiunta di segni di legato alla voce di tenore, ma Heller, sapendo benissimo quale difficile problema tecnico sarebbe insorto in questo caso, preferì una scrittura, in astratto, contraddittoria; così pure, la battuta 6 dello Studio n.19 è scritta in modo non preciso, quanto a condotta delle parti, ed in molti luoghi si intuisce la mano del pedagogo espertissimo, che evita di porre l'allievo di fronte a problemi troppo ardui rispetto allo stadio del suo sviluppo musicale e tecnico.
Per la stessa ragione, pensiamo, Heller rinunciò al ciclo delle ventiquattro tonalità, che in origine doveva essere nelle sue intenzioni. La raccolta conserva infatti tracce considerevoli di un ordine tonale progressivo: gli Studi 1 e 3/8 sono ordinati alternando maggiore e minore ed agiungendo un diesis alla volta; anche gli Studi 9-10, 13-14, 20-21, 22-23 sono pensati a coppia e secondo la progressione, questa volta, dei bemolli, e non mancano uno Studio(n.16) con quattro ed uno(n.18)con cinque diesis. Il n.3 potrebbe in origine essere stato pensato in fa diesis minore, il n.12 in re bemolle maggiore, il n.15 in do diesis minore. Ma anche senza andare in caccia di supposizioni non dimostrabili sembra comunque probabile che Heller intendesse scrivere ventiquattro Studi nelle ventiquattro tonalità (con un venticinquesimo Studio conclusivo e in parte riassuntivo), e che vi abbia se poi rinunciato, come dicevamo, per 3 motivi di praticità didattica.
PIERO RATTALINO
Disponibilità:
Prezzo: € 14,60
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