Codice: SZ4474 |
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Pianoforte
Autore:Cortot Alfred Titolo:Principi razionali della tecnica pianistica Edizione Italiana a cura di GIUSEPPE PICCIOLI Pagine:114 Editore:Suvini Zerboni
Indice: NOTA ALL'EDIZIONE ITALIANA PREFAZIONE PIANO DI STUDIO DEGLI ESERCIZI GINNASTICA QUOTIDIANA DELLA TASTIERA ------------------------------------
PRINCIPI RAZIONALI DELLA TECNICA PIANISTICA
CAPITOLO 1. UGUAGLIANZA,INDIPENDENZA E MOBILITA' DELLE DITA
CAPITOLO 2. PASSAGGIO DEL POLLICE - SCALE - ARPEGGI
CAPITOLO 3. TECNICA DELLE DOPPIE NOTE E TECNICA POLIFONICA
CAPITOLO 4. TECNICA DELL'ESTENSIONE
CAPITOLO 5. TECNICA DEL POLSO - ESECUZIONE DEGLI ACCORDI
REPERTORIO
NOTA ALL'EDIZIONE ITALIANA Non nascondo che l'invito rivoltomi da Alfred Cortot e dalla Casa Suvini Zerboni perchè l'edizione italiana dei « Principes rationnels » fosse da me curata, mi ha molto lusingato, sia per la stima - davvero immeritata - che il grande pianista mi ha di mostrato, sia per la possibilità, che mi si è offerta, di divulgare fra gli studiosi italiani del pianoforte un'opera artistica e scientifica di altissimo e inconfondibile pregio.
Ho detto un'opera scientifica: il Trattato del Cortot, infatti, non va considerato come uno dei tanti libri di tecnica (di cui alcuni eccellenti) o come quelle raccolte di esercizi « scioglidita », che passano per le mani degli allievi quasi di generazione in generazione. Qui ci troviamo di fronte a un'opera completa, in cui tutti i problemi tecnici, nessuno escluso, vengono considerati secondo il loro principio fisiologico e ,in base a questo risolti. I vari movimenti delle dita, della mano, del polso, dell'avambraccio sono studiati e sviluppati in rapporto alle esigenze fisiche, non col vecchio sistema di vincere ad ogni costo le difficoltà provenienti dalla natura stessa del giuoco pianistico e sottoponendo gli arti a pericolosi sforzi muscolari. La « difficoltà », perciò, è presa dall'origine e lo studioso è costantemente messo di fronte alla ragione vera per cui un dato passaggio o un dato movimento risultano di non facile o di non agevole esecuzione.
Non è, quindi, un Trattato da affidare a un principiante e nemmeno a un allievo sprovvisto di cultura generale e specifica. Bisogna che il professore vigili di continuo sul modo in cui l'allievo svolge e assimila la materia e si preoccupi della esatta comprensione dei vari movimenti, i quali poi permetteranno l'esecuzione corretta e proficua degli esercizi. Limitarsi a svolgere sulla tastiera le sole formule indicate senza darsi pena di leggere il testo o senza far precedere l'esecuzione delle formule stesse da un intenso lavoro preparatorio, può essere più dannoso che utile.
Naturalmente i risultati che da un attento studio di questo libro si possono trarre sono immensi, sia per lo sviluppo tecnico vero e proprio, sia per l'esecuzione artistica che è implicita in un meccanismo completo e scevro di difetti; sia, infine, per evitare quei seri inconvenienti che derivano da un'applicazione allo strumento mal fatta e mal controllata.
Per redigere questa edizione italiana, due vie potevo percorrere: rifare completamente il testo prendendo dall'originale solo il « succo », in altre parole far rivivere l'opera secondo le esigenze della nostra lingua; oppure seguire quasi parola per parola il testo del Cortot e conservare così integre tutte le caratteristiche del libro. Nella prima soluzione, più facile e agevole, il testo italiano sarebbe risultato certamente più elegante e scorrevole, ma non sarebbe stato più Cortot a rivolgersi al lettore, o per lo meno lo avrebbe fatto tramite un'altra persona; fra il Maestro e l'allievo si sarebbe creato, così, una specie di diaframma che avrebbe impedito all'uno di guardare negli occhi all'altro. Ho preferito quindi scegliere la seconda via, forse più ingrata ma indubbiamente più diretta e più rispettosa del concetto .dell'Autore, lasciando al testo originale tutto il suo sapore di « lezione scritta ». D'altra parte, chi conosce i tre volumi del Cortot sulla musica pianistica francese avrà notato la differenza usata nel linguaggio: là c'è un modo di fraseggiare elegante, ricco, quasi ricercato mentre nei « Principes rationnels» tutto si limita al puro essenziale e le espressioni sono concise, circostanziate, quasi secche.
Il lettore troverà - molto raramente, però - alcune note in calce contrassegnate dalle mie iniziali; queste note, che nulla aggiungono al testo, hanno il solo scopo di rendere più chiaro quanto espone l'Autore e di evitare che, attraverso la traduzione, qualche punto possa prestarsi a equivoci o ad inesatte interpretazioni; in altri casi, invece, riflettono solo questioni di aggiornamento per quanto riguarda le edizioni, ecc. Non ho altro da aggiungere e cedo la parola ad Alfred Cortot; prima mi si lasci, però, esprimere l'augurio che i giovani pianisti del mio Paese sappiano giovarsi dei preziosissimi consigli e degli insegnamenti che traboccano dalle pagine di questa incomparabile opera, dovuta a uno dei più grandi pianisti-musicisti del nostro tempo.
GIUSEPPE PICCIOLI: Titolare di pianoforte principale nel Conservatorio G.B.Martini di Bologna
PREFAZIONE: Due fattori sono alla base di tutto lo studio strumentale. Un fattore psichico, dal quale scaturiscono il gusto, l'immaginazione, il ragionamento, il senso della sfumatura della sonorità; in una parola: lo stile. Un fattore fisiologico, è cioè abilità manuale e digitale, sottomissione assoluta dei muscoli e dei nervi alle esigenze materiali dell'esecuzione.
Per sviluppare le qualità psichiche, che sono scprattutto attributo della personalità e del gusto, la pedagcgia non trova altro punto d'appoggio che nell'arricchimento della cultura generale, nello sviluppo delle facoltà immaginative ed analitiche, che permettono il tradursi delle emozioni o dei sentimenti evocati dalla musica. Non esistono perciò buoni o cattivi sistemi; non vi sono che buoni o cattivi insegnanti.
In compenso vi sono innumerevoli raccolte di esercizi di ogni specie per stimolare lo zelo dei pianisti ansiosi di raggiungere il possesso meccanico della tastiera. Non si ha altro che l'imbarazzo della scelta e non ci saremmo certamente sognati di aggiungere un nuovo elemento di perplessità a questa imponente collezione di teorie contradditorie - attraverso le quali il problema della tecnica pianistica assume l'aspetto orribile di un'idra dalle cento teste - se non ci fossimo precisamente preoccupati di semplificare la questione e di dimostrare che il mostro è vulnerabile.
Nel corso di questi ultimi anni, uno dei progressi più significativi dell'insegnamento strumentale è consistito nel sostituire, all'esercizio meccanico e lungamente ripetuto di un passaggio difficile, lo studio ragionato della difficoltà - riportata al suo principio elementare - che il passaggio stesso contiene. Su queste basi abbiamo stabilito un metodo o sistema di studio. le cui regole si è cercato di applicare nella revisione delle opere di Chopin. Nelle pagine seguenti tenteremo di generalizzare una formula (la cui efficacia è stata controllata in molti anni di esperienza), estendendola però alle difficoltà pianistiche di ogni specie e riducendo queste a cinque categorie essenziali, di cui ciascuna viene analizzata in un capitolo speciale. Vale a dire che, invece di sospingere la virtuosità sulle vie infide della complicazione e dell'allettamento tecnico, cercheremo - ispirandoci ai preziosi esempi dell'allenamento sportivo - di conservare solo lo studio dei movimenti rigorosamente indispensabili al suo completo sviluppo.
Sarà così possibile passare in rassegna ogni mattina, in un'ora circa, il ciclo completo dei problemi del pianoforte. Non si mancherà, probabilmente, di paragonare questa ginnastica quotidiana del pianista alla serie degli esercizi fisici e respiratori preconizzati dagli igienisti. Il confronto, anche se ironico, non ci dispiacerebbe, perchè definirebbe nel modo migliore il senso e l'utilità di questo lavoro.
ALFRED-CORTOT
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