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Rachmaninov Collana: Le biografie a cura di Sergio Perticaroli
Pochi sono i libri su Rachmaninov; anche le enciclopedie più informate gli dedicano poche righe per cui questa pubblicazione di Geoffrey Norris colma una gravosa lacuna ed è un utile contributo alla conoscenza del compositore, pianista e direttore d’orchestra S. Rachmaninov. La biografia è seria, non romanzata; un lavoro basato su testimonianze autentiche della sua vita in relazione a quella degli altri musicisti suoi contemporanei ed è corredata da un catalogo accurato delle sue opere. Non è facile conciliare una doppia carriera, ma le eccezioni sono tutte di alto livello: Liszt sembra essere il primo esempio di pianista compositore che riesce a svolgere le due carriere nel senso moderno del termine. Più vicini a noi nel tempo tre nomi sembrano imporsi sugli altri: Busoni, Bartók e Rachmaninov. Rachmaninov come compositore rimane fedele alla Russia come era all’inizio del secolo. Egli stesso spiega questa fedeltà quando, riferendosi ai nuovi talenti del suo tempo, dice: “Lo scopo della musica è creare la bellezza; oggi i nuovi talenti lavorano più con la testa che con il cuore e sono incapaci di entusiasmo”. Da questa sua affermazione nei confronti del linguaggio modemo si può prendere lo spunto per rianalizzare la sua opera, comprenderlo e giustificarlo. Ammiratore di Cajkovskij, ignora in effetti i nuovi “segreti” della musica russa di uno Strawinsky e di un Prokofev per ricalcare strade già tracciate. Diversamente da Skrjabin che voleva creare una vasta filosofia dell’universo proponendo un nuovo “vangelo”, Rachmaninov credeva nella semplicità della melodia: “Desidero suonare una melodia al piano cercando un accompagnamento che non disturbi il tema. Io sono un compositore russo, il mio paese ha fortemente influenzato il mio temperamento, ma io non mi sforzo di scrivere musica “russa” più di ogni altro genere di musica”. Queste sue parole dimostrano la semplicità, la sincerità e l’amore autentico per la sua terra che gli consentono di esprimere nella sua opera la propria professionalità, le proprie passioni, i propri sentimenti rinunciando a sacrificarli per indulgere alla moda del tempo. Quando Rachmaninov debutta negli U.S.A. nel suo Concerto in do minore op. 18, presenta un’immagine non completa di sé e non è strano che venga giudicato come un pianista dal tocco moderno nonostante le sue composizioni lo relegassero al secolo precedente. La chiarezza del suo tocco, spoglio di qualsiasi manierismo ed il suo impressionante virtuosismo, secondo i critici, gli davano possibilità eccezionali e gli consentivano di ottenere risultati che altri non avrebbero mai potuto realizzare. Purtroppo le poche registrazioni che ci sono pervenute non ci consentono di apprezzare in pieno tutte queste sue doti. Le sue interpretazioni del 1° e 2° Concerto per pianoforte e orchestra evidenziano un rigore che solo un pianista compositore poteva realizzare; mentre la favolosa interpretazione del Carnaval di Schumann dove “Paganini” sembra uno stregone che danza intorno al fuoco e le “sfingi” ci danno un’interessante visione infernale, ci rivelano il suo poliedrico talento di pianista direttore di orchestra. Dall’alto del suo virtuosismo a me sembra che Rachmaninov richieda ai giovani ed ai vecchi pianisti un impegno che ha il sapore della sfida che non può essere risolta pienamente se limitata al Rachmaninov pianistico, ma deve essere più ampia e integrata con un approccio sincero, non prevenuto, esteso al Rachmaninov sinfonico, cameristico ed operistico. Solo allora, con una più completa conoscenza della sua opera, si potrà decidere se amarlo o meno ma certamente nessuno gli potrà contestare la ricchezza dei suoi sentimenti, il suo appassionato ardore e la sua coerente fedeltà.
Sergio Perticaroli
Disponibilità:
Prezzo: € 15,50
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