 Codice: EDIPAN1001 |
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Principi filosofici e teologici della musica La Prepolifonia volume I Ernetti Pellegrino M. o.s.b. 536 pag.
Le arti sono realizzazioni che non finiscono mai di stupire l'uomo e di continuo lo sollecitano a vedere in esse il riflesso di qualcuno più grande di sé, secondo l'intuizione di Dante: « L'arte che a Dio è nipote ».
lnfatti l'arco delle espressioni artistiche sembra abbracciare in uno stretto amplesso il divino e l'umano, il soprannaturale e il naturale. Per cui la storia delle espressioni artistiche è senza dubbio una delle più affascinanti della vita dell'uomo e più ricche di contenuti, appunto per la presenza di Dio che l'uomo ha scorto nell'arte fin dai tempi più remoti.
Tuttavia i popoli nella loro storia millenaria e nella loro sensibilità al divino, hanno percepito e messo in evidenza delle differenze fra le varie arti. Noi vediamo infatti che nell'antichità le «arti plastiche» non sempre e non dappertutto furono in auge.
Il motivo sembra doversi ricercare nell'evidente antropocentrismo e antropomorfismo delle arti plastiche, qualità che potevano mortificare la divinità e offrirne una visione riduttiva e deformata: un Dio materiallizzato e statico. E' proprio nella sensibilità e nella concezione elevata di Dio esistente presso tanti popoli che va ricercata in tanti casi la condanna delle arti plastiche.
A differenza delle arti plastiche, la musica era invece ritenuta ispirata dalla stessa divinità da tutti i popoli dell'antichità, nelle sue varie epoche, come appare chiaramente dalla etnologia e musicologia comparata. Questo atteggiamento e questa concezione sono di grandissima importanza perché ci dicono che la musica sin dal suo nascere ha sempre avuto un carattere cultico in stretta relazione col divino: essa viene da Dio e ci conduce a Dio mediante la sua esecuzione. Per sua natura essa è cultica e tende a colmare la distanza che esiste tra l'uomo e Dio. Sono gli dei stessi, nelle varie concezioni pagane, ad ispirarla e a dettame le leggi. (Si vedano per esempio i testi dei « Purana » sanscriti).
Degli dei essa ha le qualità caratteristiche, cioè l'invisibilità e l'impalpabilità: essa è infatti un'arte invisibile e impalpabile. Questo spiega anche perché nella letteratura antica appare che gli dei amavano in modo particolare la musica. Inoltre essendo la musica, per essenza, vibrazione, degli dei avevano immesso in essa, sempre secondo le concezioni degli antichi, tutti i poteri magici, esoterici, terapeutici...
E' inoltre parte della cultura più antica che nella musica convergono due elementi di primaria importanza dal punto di vista teologico: da una parte l'uomo esprime per mezzo della musica il suo culto a Dio (elemento cultico), dall'altra Dio per essa comunica all'uomo la salvezza (elemento soteriologico). Per cui la musica come « signum » è il luogo di incontro tra l'umanità e la divinità: essa in quanto arte invisibile e impalpabile è al servizio della comunione tra Dio e l'uomo.
Questi concetti sono la chiave di volta di tutto il grande arco della PREPOLIFONIA (dal 2000 circa prima di Cristo al 1200 circa dopo Cristo). Sono questi i concetti fondamentali che poi coinvolgono nella loro esplicitazione tutto lo scibile umano: la matematica, l'aritmetica, la metrica, la filosofia e la teologia.
Da tempo si avvertiva negli ambienti culturali più attenti, la necessità di colmare il vuoto esistente, causato dalla carenza di informazioni e studi su un campo così vasto e importante, come la Prepolifonia, fatti in modo organico e sistematico... (segue)
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