Codice: DOCUM71-7 |
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Roberto Piana incontra Sergio Fiorentino Piana Roberto Collana: a quattro mani n.2
Quando il tempo me lo ha permesso, ho visitato con piacere diversi forum di discussione musicale su internet. Per conoscenza, per cultura o per semplice svago. Ho notato che l’identità celata da un nick talvolta stimola azioni fortemente disturbanti, induce qualche guastafeste a seminare un po’ di zizzania, oppure a prendere posizioni a favore o contro qualche musicista in maniera tanto fanatica da rasentare il tifo da stadio. Non pensavo si potesse parteggiare per l’uno o per l’altro pianista con tale esaltazione. E non pensavo ci si potesse scagliare con tanta veemenza contro alcuni personaggi del momento. Il forum per certi versi può anche rappresentare un termometro di gradimento. E se c’è un pianista per cui il giudizio degli utenti è stato immancabilmente unanime, questo è senz’altro Sergio Fiorentino. Il pianista per il quale il giudizio, superfluo dirlo, e stato incondizionatamente entusiastico. Il nome di Fiorentino mi è noto da diversi anni. Non perchè, prima di altri, ne abbia curato la conoscenza ma semplicemente perché negli anni Ottanta, quando ero ancora studente, egli fu presidente di giuria in un concorso al quale partecipai. Non posso rievocare ricordi inediti o particolarmente interessanti su Fiorentino poiché in quella occasione non ebbi possibilità di conoscerlo a fondo. Ma tutt’oggi conservo una bella immagine di quell’uomo. Semplicemente perché ad alcune mie timide domande di acerbo pianista, Fiorentino rispose con tale garbo, considerazione e interesse che l’occasione mi bastò per annoverarlo tra gli uomini più cortesi e disponibili di cui conservo memoria. Pochi anni più tardi ebbi anche modo di sentire alcune sue esecuzioni trasmesse per radio. Capii che oltre allo spessore umano vi era un valore artistico straordinario. Conseguenti furono le mie ricerche su un pianista di cui poco sapevo e in realtà poco si sapeva. Troppo poco rispetto a ciò chedi lui si doveva conoscere. Da qui, la lunga serie di domande che per lungo tempo mi tormentarono. Fiorentino iniziò ad apparirmi come uno dei più tristi esempi di mancato sodalizio tra grandezza e popolarità. In lui la vicenda valore-favore pareva inversamente proporzionale. Più mi appariva grande la sua testimonianza artistica più faticavo a trovare il suo nome presente nel novero degli illustri. Solo più tardi capii che la grandezza può anche celarsi dietro il silenzio, e che il silenzio può essere scelto o imposto. Sfoglio diversi autorevoli scritti dedicati ai grandi pianisti della storia. Non compare il nome di Sergio Fiorentino. Inizio a dubitare dei grandi libri di storia. La storia d’altronde si scrive su ciò che si conosce. Ma spesso chi scrive non conosce o non vuoi conoscere. Questo è lo stato delle cose. Fiorentino rappresenta un caso e un esempio. Mi domando, quanti Fiorentino saranno nati e avranno operato nel silenzio? E quanti nel silenzio resteranno per sempre? E quanti scritti di storia triti e ritriti usciranno ancora? Prima di immergerci nei ricordi e nelle testimonianze donateci dagli intervistati, credo sia necessario ripensare in poche righe la figura di Sergio Fiorentino. Pianista concertista e didatta, Sergio Fiorentino nacque a Napoli il 22 dicembre 1927. Studiò al Conservatorio di Napoli nella classe di Luigi Finizio e Paolo Denza. Nel 1947, a solo vent’anni, vinse il concorso di Monza, la cui giuria era presieduta da Arturo Benedetti Michelangeli che lo riconobbe come “il solo altro pianista”. Intraprese molto presto la carriera concertistica ottenendo ampi consensi. Il suo debutto alla Carnegie Hall di New York venne salutato con particolare favore e le sue esecuzioni richiamarono alla memoria modelli eccelsi come Sergej Rachmaninov, pianista e compositore di cui Fiorentino diventerà fervente sostenitore. Negli anni a venire, l’attività concertistica di Fiorentino subì una improvvisa interruzione a causa di un incidente aereo che gli provoco uno schiacciamento vertebrale. Il suo impegno dunque fu sostanzialmente rivolto all’insegnamento in Conservatorio. Negli anni Novanta l’attività concertistica riprese ad infittirsi. La sua proverbiale tecnica pareva non aver subito il logorio del tempo. Mentre era in procinto di intraprendere un nuovo tour europeo morì a Napoli il 22 agosto 1998. Attorno ad un artista è sempre facile fare letteratura. Ma in queste occasioni, al di là di ogni parola, lo strumento più probante si rivela la registrazione audio. Di Fiorentino, possediamo numerose testimonianze audio, alcune autentiche altre falsamente attribuite. Dalle numerose registrazioni autentiche emerge lo spessore artistico di Fiorentino. E tra le varie incisioni non è difficile riconoscere quanto il suo Schumann, il suo Brahms, il suo Rachmaninov, il suo Liszt, il suo Chopin, siano straordinari. Le virtù pianistiche di Fiorentino saranno qui oggetto di conversazione. Ma saranno anche la sua mitezza, la sua ironia, il suo sublime equilibrio ad essere piacevolmente ricordati. La ricostruzione di una vicenda storica, o di cronaca, o umana, necessita della raccolta di materiale e dell’ascolto di un resoconto da parte di testimoni. Ogni elemento torna utile al ripristino di una verità. Qualunque essa sia. Quindi credo non sia cosa superflua accompagnare l’ascolto dell’arte di Sergio Fiorentino con la lettura dei racconti di chi ne ha conosciuto anche l’aspetto umano. Roberto Piana
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Prezzo: € 14,00
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